L’impatto delle certificazioni linguistiche sulla didattica - intervista a Laura Donà, USR Veneto

Quale valore ha il possesso di una certificazione linguistica? In quale modo il percorso di preparazione a un esame di certificazione ha un impatto positivo sulla didattica? Ne abbiamo discusso con Laura Donà, dirigente tecnico in servizio presso USR per il Veneto, in questa intervista.

Il Quadro Comune di Riferimento (QCER in sigla) è ormai molto conosciuto, per cui possedere una certificazione linguistica di livello B1, B2, ecc. permette a chi legge un curriculum di cogliere immediatamente la competenza linguistica a cui ci si riferisce, in modo più immediato - ahimé - rispetto alla valutazione scolastica.

Si tratta di un documento che rappresenta un valore aggiunto per chi lo acquisisce, in quanto facilmente leggibile dagli "stakeholder" del mondo accademico e produttivo, e che può quindi configurarsi come elemento distintivo all'interno del percorso formativo di qualsiasi studente.

È con questa consapevolezza che l'Ufficio Scolastico Regionale in cui opero segue con vivo interesse i progetti che hanno lo scopo di valorizzare il possesso di certificazioni linguistiche di lingua inglese e non solo.

Per esempio, è presente il progetto CertiLingua, che prevede il conseguimento di un Attestato europeo di eccellenza per competenze plurilingui e competenze europee/internazionali. Il progetto, veicolato dal MIUR, si rivolge alle eccellenze delle scuole secondarie di II grado, in particolare dei licei linguistici e istituti tecnici con l'insegnamento curricolare di almeno due lingue europee. Richiede che gli istituti partecipanti presentino i profili degli studenti da loro individuati allegando certificazioni linguistiche di livello B2 o superiore in almeno due lingue diverse dalla propria lingua madre, unitamente ad un project work riguardante un'esperienza all'estero e un percorso in CLIL di almeno 70 ore durante la scuola secondaria di secondo grado. Si devono inoltre provare competenze interculturali di livello 4 così come descritte nel Quadro comune delle competenze europee ELOS, partecipando attivamente a progetti di cooperazione internazionale.

Perché sono importanti progetti di questo tipo? Nel tempo, abbiamo riscontrato che coinvolgere le scuole in attività diversificate affinché gli studenti si impegnino nel conseguimento delle certificazioni linguistiche contribuisce positivamente al miglioramento della qualità didattica e delle competenze apprese.

Parlando in modo più specifico degli enti certificatori, quali sono secondo la sua esperienza le loro qualità distintive degli esami di certificazione Trinity College London?

Il fatto di prevedere esami sia in due abilità sia in quattro abilità - GESE, che valutano Speaking & Listening, e ISE, che valutano in modo integrato Speaking & Listening e Reading & Writing, ndr - è senza dubbio un'offerta molto interessante.

L'esame su due abilità permette un accostamento a un esame esterno con minore ansia, l'esame su quattro abilità garantisce un valore aggiunto in termini di spendibilità della certificazione e di completezza della preparazione.

Un altro aspetto che vale la pena evidenziare è il servizio reso a supporto degli insegnanti che sono coinvolti nella preparazione alle certificazioni. Tale situazione costituisce un'occasione di incremento formativo perché il docente di lingua - in questo caso di lingua inglese -si aggiorna, ricerca nuova soluzioni didattiche e si motiva ad una formazione mirata.

Un docente che segue un gruppo di studenti nel percorso che porta alla certificazione si attiva per conoscere ed approfondire sia la struttura dell'esame sia le attività e le strategie che può usare in classe per preparare i ragazzi a sostenere con successo la prova d'esame.

Di conseguenza, il supporto degli enti certificatori come Trinity College London – che a titolo gratuito, fornisce incontri formativi- ha un impatto positivo sullo sviluppo professionale dei docenti e, di conseguenza, sull'apprendimento e sul miglioramento delle competenze linguistiche dei ragazzi.

Si parla molto delle prove INVALSI, estese da quest'anno alla lingua inglese. Qual è stato il loro impatto sulla didattica?

L'impatto è stato positivo e i docenti si sono dimostrati generalmente attenti e curiosi nei confronti di questa novità. Il rapporto nazionale presentato a Roma lo scorso 5 luglio da INVALSI lo documenta; non nascondo che alcuni aspetti comunque suscitano preoccupazione.

In particolare, il rischio è che con le prove INVALSI si cada nella trappola del 'teaching to the test'. Questo meccanismo viene a crearsi quando si conosce la prova soltanto in maniera superficiale e si tende di conseguenza a interpretarla come forma di controllo dell'insegnamento. Lo scopo delle prove INVALSI invece è molto diverso, in quanto mirano a restituire dati realistici sulla salute del sistema di apprendimento nazionale, regionale, locale e di scuola, affinché si possa successivamente intervenire con politiche e investimenti efficaci. Mi auguro peraltro che il mondo dell'editoria non contribuisca a rafforzare il 'teaching to the test' con pubblicazioni di libri simili alla preparazione degli esami della patente o dei concorsi.

Le prove INVALSI non si pongono in contrasto con gli esami di certificazione: al contrario, una formazione adeguata può aiutare i docenti a capire che tali prove possono addirittura rappresentare un'utile "palestra" in vista del raggiungimento di una certificazione linguistica.

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