Continuità verticale e apprendimento improntato alle necessità della vita reale: intervista al Prof. Luigi Berlinguer, ex Ministro dell'Istruzione e Presidente del Comitato Nazionale per l'apprendimento pratico della musica per tutti gli studenti.

Trinity College London, ente certificatore internazionale di lingua inglese e di musica, ha deciso di conferire al Prof. Luigi Berlinguer, presidente del Comitato Nazionale per l’Apprendimento Pratico della Musica per gli studenti (CNAPM), il prestigioso riconoscimento di Fellowship of Trinity College London con una cerimonia che ha avuto luogo a Londra il 5 dicembre.

Tale onorificenza viene riservata dal nostro ente a personalità che si sono distinte per il loro straordinario contributo dato in campo educativo. In particolare, viene riconosciuto al Prof. Berlinguer, allora Ministro della Pubblica Istruzione nel periodo 1996-2000, il suo importante ruolo di promotore del Progetto Lingue 2000 per l'innovazione dell'insegnamento e dell'apprendimento delle lingue straniere, favorendo l'acquisizione di precise competenze comunicative da parte degli allievi di ogni ordine e grado di scuola.

Alla luce di questo importante evento, abbiamo intervistato il Prof. Berlinguer per parlare dell’apprendimento della lingua inglese e di altre lingue straniere, oltre che della musica nella scuola italiana.

L’intervista

Professor Berlinguer, qual è stata la sua reazione quando ha appreso la notizia dell’Honorary Award riservatole da Trinity?

È un’onorificenza che mi dà ovviamente una grande soddisfazione dal punto di vista personale, considerando che si tratta di un riconoscimento proveniente dall’Inghilterra in relazione a un provvedimento da me adottato in qualità di Ministro della Pubblica Istruzione dello Stato italiano.
L’ente certificatore Trinity College London è una vera autorità nel campo dell’apprendimento della lingua inglese, in quanto istituzione qualificata e competente. Per tutte queste ragioni, custodirò questo Award gelosamente.

Insegnare a parlare la lingua straniera - il Progetto Lingue 2000

Può riassumere la sua esperienza con il Progetto Lingue 2000?

Nella mia funzione di Ministro dell’Istruzione, pur lavorando su tutti gli aspetti della scuola italiana, mi sono concentrato con particolare attenzione sul modo in cui i bambini e i ragazzi apprendevano le lingue straniere.
Nella nostra tradizione scolastica, infatti, esse venivano di norma accomunate al complesso delle altre discipline, con il risultato – ad esempio - che l’inglese, il francese o lo spagnolo si studiavano nello stesso modo in cui si imparavano la letteratura o la matematica, (mi verrebbe quasi da dire, nel modo in cui in Italia si studia il latino), ignorando così un presupposto essenziale per l’apprendimento di una lingua straniera: l’aspetto pratico, comunicativo.
Il mio provvedimento intendeva invece affermare quella che in realtà è (o dovrebbe essere) un’ovvietà: la lingua è uno strumento di comunicazione tra due o più esseri umani,  la cui funzione consiste nel trasferire e scambiare con l’interlocutore opinioni, determinazioni, idee, cultura.
Perciò, se una  funzione essenziale è comunicare, bisogna in primo luogo insegnare ai ragazzi a parlare in modo civile. Purtroppo questo aspetto che era assente ai tempi nella cultura scolastica italiana e fatica ancora al giorno d’oggi a trovare uno spazio adeguato.
L’iniziativa presa da Trinity College London con il conferimento dell’onorificenza di Fellowship rilancia e rende attuale l’obiettivo del Progetto Lingue 2000, che si proponeva dei risultati di apprendimento concreti, anche  pratici, effettuali, ma che è rimasto, almeno in parte, lettera morta.

Qual è l’impatto della continuità verticale nell'apprendimento della lingua inglese nelle scuole italiane?

La continuità verticale è in materia una questione essenziale se si vuole affrontare seriamente il problema dell’apprendimento della lingua inglese: passare da un ciclo scolastico a quello successivo dovendo ricominciare daccapo il programma è un orrore.
La mancanza di continuità è la conseguenza del fatto che la nostra struttura burocratica scolastica non fa prevalere l’interesse della continuità nell’apprendimento, per il suo piano valore educativo, ma è finalizzata all’interesse della struttura burocratica stessa.
Insieme alla continuità verticale, un altro presupposto fondamentale nell’apprendimento di una materia particolare ma assai rilevante come una lingua straniera moderna è che bisogna mettere lo studente nella condizione di poterla parlare. La scuola italiana, invece, chiama in causa lo studente soltanto nel momento dell’interrogazione, il che, tuttavia, non ha a che fare con lo sviluppo della capacità di eloquio e di conversazione, né con il vero senso educativo che è la formazione della persona.
Questo significa che lo Stato italiano e la scuola italiana non hanno adempiuto ad un obbligo derivante dall’esistenza di un provvedimento approvato. Lingue 2000 prevedeva infatti - con straordinaria attualità - di coinvolgere lo studente puntando sull’elemento della conversazione e proprio a tale fine era stata programmata la costituzione di gruppi non troppo numerosi, costituiti da un massimo di quindici studenti.
Se lo scopo è quello di migliorare l’apprendimento delle lingue straniere, è sufficiente oggi attuare i provvedimenti di allora già contenuti in Lingue 2000. Ciò che invece lo Stato non può fare è che non faccia nulla. Alla luce di ciò, al ritorno dall’evento di Londra, la mia intenzione è di sollecitare l’applicazione concreta di quelle norme.

Potrebbe spiegarci la mission del Comitato Nazionale per l'Apprendimento Pratico della Musica per tutti gli studenti (CNAPM)?

Quando occupavo la posizione di Ministro dell'istruzione, e negli anni successivi come freelance, ho proposto che la musica diventasse materia curricolare. Nonostante una certa resistenza all’epoca, adottai quindi un provvedimento, nel frattempo divenuto legge, che istituì all’interno delle scuole medie i corsi a indirizzo musicale.

L’idea è gradualmente maturata all’interno della scuola fino al riconoscimento da parte dello Stato del CNAPM, il quale è stato formalmente incluso all’interno della struttura ministeriale. La mission del Comitato è di esercitare una pressione intellettuale, culturale, pedagogica. Per questo, analogamente al caso già citato delle lingue straniere, chiederemo alle autorità ministeriali di mettere effettivamente in atto le norme che già esistono per il miglioramento dell’apprendimento musicale.

Il Progetto Pilota con Trinity e la mission del CNAPM

Tra i progetti che il Comitato sta portando avanti c'è il pilota con Trinity College London per l'uso dei syllabus musicali Trinity, il quale coinvolge alcune scuole dell'infanzia, scuole primarie e scuole secondarie di primo e secondo grado per verificare se quanto viene appreso nella scuola italiana possa essere valutato da un ente certificatore come Trinity.

Il Progetto Pilota con Trinity va osservato con attenzione e affinato per dare modo alle autorità scolastiche di adottare le misure organizzativamente necessarie per ottenere dei risultati pratici nell’apprendimento della musica da parte degli studenti.
E’ un punto molto importante sul quale il Comitato si impegnerà a far sentire la sua voce.

Per parlare di continuità verticale nella lingua inglese e nella musica, Trinity organizzerà una serie di incontri sul territorio nazionale.

Si tratta di convegni molto interessanti. Gli eventi organizzati da Trinity College London creano le condizioni per aprire una stagione nuova, in quanto essi non si limitano a toccare soltanto i grandi centri urbani, ma si rivolgono anche ai territori periferici, coinvolgendo quindi l’intera organizzazione scolastica nel suo insieme.
Come ho già detto, gli obiettivi di Lingue 2000 erano e sono molto chiari, così come chiare sono le norme che indicano come raggiungerli, che puntano sulla conversazione e sul dialogo e sulla pratica dell’espressione linguistica e musicale..

Una scuola che prepara per la vita reale

In conclusione, una domanda di carattere personale. Può raccontarci qual è stato, come studente, il suo approccio all’apprendimento della lingua inglese?

La mia esperienza con l’inglese risale a quando avevo 13 anni. Mia madre mi mandò in Inghilterra, a Chester, presso una famiglia del luogo all’interno di un family exchange. A sua volta, la figlia della mia host family, che all’epoca aveva 15 anni, venne in Sardegna come nostra ospite.
Fu un soggiorno davvero stimolante per il mio apprendimento della lingua, che ovviamente mi misi subito a studiare. Nessuno, né in famiglia né nel paese di Chester, parlava l'italiano, per cui fui costretto a imparare l’inglese per una questione di sopravvivenza.... Se volevo chiedere un bicchiere d’acqua, del cibo o avevo bisogno di un’informazione, dovevo esprimermi. Si ritorna quindi al punto di prima: bisogna studiare e praticare la lingue. L’esperienza pratica è essenziale e lo studente deve essere messo nelle condizioni di sviluppare la capacità di parlare, come previsto dal Progetto Lingue 2000.
E’ adottando questo tipo di approccio allo studio che la scuola diventa finalmente una scuola che guarda in faccia la realtà del mondo in cui gli studenti vivono.

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